Giancarlo De Cataldo Romanzo criminale 姐妹花 双飞 Prologo Roma, oggi Se ne stava rannicchiato fra due auto in sosta e aspettava il prossimo colpo cercando di coprirsi il volto. Erano in quattro. Il piú cattivo era il piccoletto, con uno sfregio di coltel...
Romanzo criminale 姐妹花 双飞
Prologo Roma, oggi
Se ne stava rannicchiato fra due auto in sosta e aspettava il prossimo colpo cercando di coprirsi il volto. Erano in quattro. Il piú cattivo era il piccoletto, con uno sfregio di coltello lungo la guancia. Tra un assalto e l'altro scambiava battute al cellulare con la ragazza: la cronaca del pestaggio. Menavano alla cieca, per fortuna. Per loro era un gran divertimento. Pensò che potevano essergli figli. A parte il negro, si capisce. Pischelli sbroccati. Pensò che qualche anno prima, solo a sentire il suo nome, si sarebbero sparati da soli, piuttosto che affrontare la vendetta. Qualche anno prima. Quando i tempi non erano ancora cambiati. Un attimo di fatale distrazione. Lo scarpone chiodato lo prese alla tempia. Scivolò nel buio.
- Annamo, - ordinò il piccoletto, - me sa che questo non s'alza piú!
Ma si alzò, invece. Si alzò che era già buio, con il torace in fiamme e la testa confusa. Poco piú avanti c'era una fontanella. Si ripulí del sangue secco e bevve una lunga sorsata d'acqua ferrosa. Era in piedi. Poteva camminare. Per strada, automobili con lo stereo a tutto volume e gruppi di giovani che giocherellavano con il cellulare e schernivano il suo passo sbilenco. Dalle finestre le luci azzurrine di mille televisori. Poco piú avanti ancora, una vetrina illuminata. Si considerò nel riflesso del vetro: un uomo piegato, il cappotto strappato e macchiato di sangue, pochi capelli unti, i denti marci. Un vecchio. Ecco cos'era diventato. Passò una sirena. D'istinto si appiattí contro il muro. Ma non cercavano lui. Nessuno piú lo cercava.
- Io stavo col Libanese! – mormorò, quasi incredulo, come se si fosse appropriato della memoria di un altro.
I soldi erano andati, ma i pischelli non s'erano accorti del passaporto e del biglietto. E nemmeno del Rolex cucito in una tasca interna. Troppo presi a spassarsela per frugarlo a dovere! Gli scappò un sorriso. Ne dovevano mangiare ancora di pane duro!
Mancavano tre ore all'imbarco. C'era tutto il tempo. Il campo nomadi era a meno di un chilometro.
Il primo ad avvistarlo fu il negro. Andò dal piccoletto, che si stava pomiciando la ragazza, e gli disse che era tornato il nonno.
- Ma nun era morto?
- E che ne so? Qua sta!
Lui fendeva senza fretta la piazza, guardandosi intorno con un sorriso da scemo, quasi per scusarsi dell'intrusione. Gli altri pischelli, dopo un'occhiata distratta, tornavano a farsi gli affari propri.
Il piccoletto mandò la ragazza a fare un giro e si mise ad aspettarlo a braccia conserte. Il negro e gli altri due, uno altissimo con la faccia butterata, e l'altro grasso e tatuato, gli facevano ala.
- Buonasera, - disse, - avete qualcosa che mi appartiene. Lo rivoglio!
Il piccoletto si voltò verso gli altri.
- Nun gli è bastata!
Risero. Lui scosse la testa e cacciò il ferro.
- Tutti giù per terra! – disse, secco.
Il negro si agitò. Il piccoletto sputò per terra, per niente impressionato.
- Sí, mo' se famo un bel girotondo! Ma a chi vuoi mettere paura, co' quel giocattolo!
Lui osservò con aria contrita la piccola semiautomatica calibro 22 che aveva preso dallo zingaro in cambio del Rolex.
- È vero è piccolina... ma saputa usare...
Sparò senza prendere la mira, e senza distogliere lo sguardo dal piccoletto. Il negro cadde con un urlo, tenendosi il ginocchio. D'improvviso s'era fatto un gran silenzio.
- Andatevene via tutti! – ordinò, senza voltarsi. – Tutti, tranne questi quattro!
Il piccoletto agitò le mani, come per placarlo.
- Vabbe', vabbe', mo' tutto se risolve... ma tu statte calmo, eh?
- Tutti giú per terra, ho detto, - ripeté, piano.
Il piccoletto e gli altri s'inginocchiarono. Il negro si rotolava in un continuo lamento.
- I soldi l'ho dati alla mia ragazza, - piagnucolò il piccoletto, - mo' la chiamo col cellulare e te li faccio portare, eh?
- Zitto. Sto pensando...
Quanto poteva mancare all'imbarco? Un'ora? Qualcosa di piú? In pochi minuti la ragazza poteva raggiungerli. Avrebbe riavuto i suoi soldi. Il Venezuela l'aspettava. Avrebbe stentato un po' a inserirsi, ma... da quelle parti non doveva poi essere cosí difficile... sí. Sarebbe stato da saggi ripiegare, a questo punto. Ma quando mai lui era stato saggio? Quando mai tutti loro erano stati saggi? Poi, la paura del piccoletto... l'odore della strada... non era per momenti come questo che tutti loro avevano sempre vissuto?
Si chinò sul piccoletto e gli sussurrò all'orecchio il suo nome. Quello prese a tremare.
- Hai sentito parlare di me? – gli chiese, in tono dolce.
Il piccoletto annuí. Lui sorrise. Posò delicatamente la canna sulla fronte e sparò in mezzo agli occhi. Indifferente ai pianti, al rumore dei passi, alle sirene che s'avvicinavano, gli volse le spalle, e puntata l'arma contro la luna bastarda urlò, con quanto fiato aveva in corpo:
- Io stavo col Libanese!
.......
1978, febbraio
Accordi
I.
Satana non aveva torto. Se volevi entrare da protagonista nell'affare della droga, dovevi trovare un qualche accordo coi napoletani. Il che significava passare per Mario il Sardo. L'incontro lo combinò Bufalo, che quando gli andava di ragionare era persino una testa fina. Il garante era Trentadenari, uno di Forcella che in origine stava coi Giuliano. Poi c'era stata una lite con i Licciardiello, alleati dei Giuliano, e due santisti del clan erano rimasti per terra. Trentadenari s'era rifugiato da Cutolo, che l'aveva accolto a braccia aperte nella Nuova camorra organizzata. Infine, a seguito di componenda a base di trenette con moscardini e pesce cappone all'acqua pazza, il tribunale dei comparielli l'aveva assolto, e ora Trentadenari era considerato, da entrambe le fazioni, un interlocutore attendibile. Non male, per uno che s'era girato due volte, meritandosi il soprannome di Giuda.
Trentadenari aveva frequentato il liceo al Genovesi, veniva da una famiglia pulita e si vantava molto delle sue conoscenze e delle sue buone maniere. Era un pezzo d'animale di uno e novanta, arabescato di tatuaggi che – diceva – s'intonavano alle vistose cravatte di Marinella che adorava sfoggiare anche nell'intimità. Con i guadagni della cocaina s'era attrezzato stile Portoghesi un appartamento all'Eur, vicino alla residenza di certi nobili.
- 'A principessa è 'na vera signora, - disse, mostrando agli ospiti il verandato che affacciava su un cortile di alte magnolie e siepi italian garden. – Peccato che è comunista. Io proprio questi ricchi che tirano al rosso, non li capisco!
Il Libanese aveva annuito, convinto. Era fascista da sempre: per lui la destra si identificava con l'ordine e l'organizzazione. E questo stava tentando di fare con la banda. Imporre l'ordine e l'organizzazione a un branco di indisciplinate teste calde. Il potere deve premiare chi ha le idee piú chiare e la forza per affermarle.
Mentre Bufalo e Trentadenari si abbracciavano scambiandosi allegri insulti, il Freddo e il Libanese ispezionavano l'ambiente. Tutto sembrava tranquillo. Dandi invece era annichilito dalla magnificenza di casa Trentadenari. Mobili di design, tavolini di vetro, stereo con i diffusori ultramoderni, lo schermo per il cinema, l'immenso salone con i grandi divani... quello sí che era stile! Quella sí che si poteva chiamare vita... Trentadenari lo prese sottobraccio, amichevole.
- Ti piace, eh? Se ti dico quanto m'sucato l'architetto... ma si vede la mano del professionista, eh? Metto su un poco di musica...
Dalle enormi casse si levò una lugubre litania da chiesa. Bufalo si portò le mani alle orecchie. Il Libanese chiese, ironicamente, se anche i dischi li avesse scelti l'architetto. Trentadenari spiegò ridendo che era la «musica d'ambiente» che usava per rimorchiare psicologhe, giornaliste e qualche avvocatessa.
- Pure le avvocatesse?
- Chelle so' 'e cchiú zoccole!
Mario il Sardo si fece attendere sino all'imbrunire, quando già cominciavano ad averne abbastanza della musica e della sovrabbondante ilarità di Trentadenari. Si era portato appresso il Ricotta. Il Libanese fu stupito di rivedere un vecchio compare che credeva ormai seppellito di anni di galera.
- L'avvocato è stato bravo. M'hanno fatto il cumulo giusto e mo' sto qua!
Mario il Sardo era evaso due mesi prima dal manicomio giudiziario di Aversa approfittando di una licenza d'esperimento. Imputato di tentato omicidio, estorsione e rapina, grazie alla perizia psichiatrica era riuscito a strappare l'infermità mentale. E se l'era guadagnata, non c'era dubbio: alla prima seduta aveva pisciato sulle carte del dottore; la seconda volta quello si era presentato con quattro guardie, e Mario si era chiuso nel piú assoluto mutismo. Durante il terzo incontro, s'era messo a piangere come un bambino chiedendo un ciuccetto e un biberon. Gli accertamenti si erano trascinati per un anno, tra lo sconcerto generale. Alla fine, Mario aveva conquistato la fiducia del cappellano, e per vincere le ultime resistenze dello psichiatra aveva inscenato un finto suicidio a base di strozzamento da ostie consacrate. Morale della favola: clinicamente pazzo, appena un po' socialmente pericoloso, ma un poco pochino, eh! L'evasione – in teoria un errore, visto che gli mancavano appena tre mesi al riesame della pericolosità – era stata un preciso ordine di Cutolo. Lui e il Professore si erano conosciuti proprio ad Aversa, e tanto il Sardo gli era stato alle costole che alla fine Cutolo si era deciso di battezzarlo, nominandolo capozona su Roma. In qualche modo, nella decisione di Cutolo di rimandare sul territorio il nuovo luogotenente c'entravano anche il Libanese e i suoi: Radio Carcere aveva fatto circolare la notizia che il sequestro Rosellini era opera dei napoletani, e Cutolo aveva disposto indagini in merito.
- E invece siete stati voi!
- E invece siamo stati noi.
- Non è andata male, per gente al primo colpo, - concesse il Sardo.
Era quasi senza capelli, piccolo, tozzo, la fronte solcata da un antico sfregio di lama. Comandava il Ricotta a bacchetta, e persino Trentadenari mostrava verso di lui una grande deferenza. Al Libanese stette immediatamente sulle scatole. Impossibile dire cosa ne pensasse l'indecifrabile Freddo.
- Abbiamo un po' di grana da investire e vorremmo combinare con la roba, - spiegò Dandi.
- Quanta grana? – chiese secco il Sardo.
- Uno, uno e mezzo...
- Si può fare. Trentadenari ha aperto un buon canale con i sudamericani. Io vi procuro la coca e vi autorizzo a piazzarla sul mercato, esclusa la zona del Terribile. Prendo il settantacinque per cento sull'utile e il dieci per cento sul capitale d'investimento.
Manco il cravattaro di Campo de' Fiori, pensò d'istinto Dandi. Il Libanese si accarezzava il mento. Il Freddo teneva gli occhi semichiusi. Bufalo sembrava seguire il dialogo sforzandosi di afferrare i passaggi che gli sfuggivano. Trentadenari, finto indifferente, rollava una canna. Ricotta si annodava e snodava una pacchiana cravatta con il sole giallo e la luna nera.
- Forse Dandi si è spiegato male, - disse pacato il Libanese, - noi non chiediamo nessuna autorizzazione, e del Terribile non ce ne po' frega' de meno. Noi ti stiamo proponendo un affare. Cinquanta e cinquanta dall'inizio alla fine. Tu ci vendi la roba al prezzo che stabiliamo e noi dividiamo l'utile. Su tutta Roma...
Il Sardo s'impuzzoní.
- Lo sai con chi stai parlando, Libano?
- Se non lo sapessimo non saremmo qui, - disse il Freddo, - asciutto.
Il Sardo lo fissò con una certa meraviglia. Il Freddo, pensò il Libanese, ha qualcosa che si impone.
- Facciamo conto che l'affare si fa. Per coprire Roma serve uno sprofondo di gente. Di quanti uomini disponete?
- Una quindicina, - si allargò Dandi.
- Non bastano.
- Altri possiamo trovarli facilmente, - insistette Dandi.
- So' sempre pochi.
- Potresti intervenire anche tu, - suggerí il Freddo. – Con qualcuno dei tuoi, voglio dire...
- Un accordo, insomma.
- Te l'avevo detto, mi pare.
Il Sardo si rivolse al Libanese.
- Come pensi di procedere?
- Organizzando la rete per zone. Ogni zona due-tre quartieri. Ogni quartiere un sei-sette formiche e un cavallo a capo. Le formiche rispondono ai cavalli, e i cavalli a noi. Considerando, diciamo, otto zone...
- E la concorrenza?
- Col Puma si può trovare un accordo. Ci conosciamo da una vita... gli altri sono pesci piccoli...
- E il Terribile?
- Se ci sta, bene. Sennò...
Il Libanese aveva lasciato cadere la frase, ma il senso era difficilmente equivocabile. Il Sardo si grattò lo sfregio.
- Chiedete una cosa grossa. A Roma non s'è mai vista una cosa cosí...
- Meglio. Vuol dire che saremo i primi. Noi e voi. Insieme.
Ancora il Freddo. Di acciaio deciso.Un capo.
- Insieme? Forse. Ma un solo capo. Io. - disse il Sardo.
- M'è venuta fame, - azzardò Dandi.
Seguí un pausa di silenzio. Bufalo e Trentadenari, scambiandosi un'occhiata, si avviarono all'uscita. Ricotta li seguí.
In strada, segni dell'inverno: ragazze in maxi e un cielo nerissimo, con brontolii di tuono. Bufalo e Trentadenari si trascinarono Ricotta in rosticceria, dove ordinarono pollo, patate e pizza per tutti.
- Secondo voi si chiude? – domandò Trentadenari.
Bufalo allargò le braccia. E disse il Sardo era proprio uno stronzo.
- Ma no, Mario è cosí... vedrai che alla fine si chiude...
- Stronzo e gargarozzone, - confermò Bufalo.
Sulla strada del ritorno, Ricotta li informò che la Cassazione aveva deciso di bruciare l'ultimo libro di Pasolini. Del che non gliene poteva fregare di meno, ma lo lasciarono dire per amicizia. Ricotta, da ragazzino, aveva fatto qualche comparsata a borgata Finocchio. Si diceva che fosse stato Ppp in persona a insegnargli a leggere e a scrivere. Non era diventato un intellettuale, ma appena sgabbiato s'era recato in pellegrinaggio all'Idroscalo, dove quello sciroccato di Pino la Rana aveva massacrato il poeta frocio.
Rientrarono giusto in tempo per la fase degli abbracci. Dandi li informò dei termini del patto: cinquanta per cento per tutti, e un cinque al Sardo cash per «l'impegno del nome e la garanzia della riuscita dell'accordo». Gli incassi li avrebbero gestiti fifty-fifty. Trentadenari e Dandi, come dire uno per gruppo. Circa la questione del capo, s'era raggiunto un compromesso: avrebbero proposto insieme al Puma di assumere il ruolo di garante sopra le parti. Va da sé che il Sardo era convinto di essere comunque il numero uno. Il primo carico di coca sarebbe arrivato da lì a quindici giorni via Buenos Aires. Affare fatto, dunque. Nell'osservare il modo in cui il Libanese, il Freddo e Dandi si scambiavano occhiate alle spalle del Sardo, Bufalo capì che non sarebbe durato a lungo.
- Damme retta, - sussurrò al Ricotta, - lascialo perde' quello. Te sei uno de noantri.
《纰缪故事》
(意)蒋卡罗·德卡塔尔多
文铮 译
序幕
罗马,今天
他瑟索在两辆停着的汽车之间,一边恭候着下一通拳脚的到来,一边使劲遮住我方的脸。对方是四个东谈主,其中最坏的是一个脸颊上有一谈长长刀疤的小个子。在踢打的罅隙,那小个子尽然还和女一又友在手机里搔首弄姿——这是一齐讲和事件。幸好,拳脚并莫得打到漏洞。关于他们而言,这仅仅一种振作的消遣。被打的东谈主心想,这些东谈主皆能作念我方的女儿了。固然,阿谁黑东谈主之外。十足是愣小子小流氓,他寻念念着,如若在几年前,根蒂毋庸等他去寻仇,只如若听到了他的名字,对方就会我方开枪了断人命。但这如故是几年前的事了,其时候世谈还莫得变。他稍一分神,便被大钉鞋重重地踢在了太阳穴上,倒在阴沉之中。
"咱们走,"阿谁小个子号令谈,"依我看这家伙是再也起不来了!"
计议词他却起来了。他站起来的时候,天如故完全黑了,他只以为胸口灼痛,眼花头晕。前边不辽远有一个小喷泉,他清洗了一下如故凝结的血印,又喝了一大口带铁锈味的泉水。他是站着的,况兼还能走。路上,驶过的汽车里音响的声息皆开到最大,一群群的年青东谈主在方寸已乱地摆弄入部下手机,挖苦着他晃晃悠悠的顺序。千门万户的窗子里闪着电视机淡蓝色的荧光。再往前不远,有一个亮着灯的橱窗,他从玻璃的映像中谛视着我方:一个伛偻着身子的男东谈主,被撕破的大衣上沾满血污,几缕头发粘在了一齐,几颗牙也零碎了,俨然一副老翁的形势,他果然是老了。一辆警车鸣着警笛呼啸而过,他匆匆把背贴在墙上,但是警员要合手的并不是他。如故莫得东谈主再来合手他了。
"我曾和'利巴诺'是一伙的!"他嘴里嘟哝着,简直是一种怀疑的口气,仿佛我方的牵挂也曾属于别东谈主。
他的钱被抢去了,但小混混们却还莫得发现他的护照和机票,也莫得发现他缝在一个内兜中的劳力士腕表。他们仅仅一味地享受打东谈主的乐趣,致使于搜他的身仅仅例行公务辛劳!他自然而然地笑了一下。为这事他们还得去啃硬面包!
离登机还差三个小时,技术富富过剩,流浪者的地皮离此不外一公里。
第一个发现他的是阿谁黑东谈主。他去找阿谁小个子,这小子正在当众和女友亲热,黑东谈主告诉他阿谁老翁追溯了。
"他不是死了吗?"
"我何如知谈!他来了!"
他不慌不忙地穿过广场,一脸傻笑地环视着四周,好像是为我方的私自看望而暗意歉意。那些小混混仅仅下清楚地瞥了他一眼,就又去各忙各的了。
小个子应答他的女一又友出去转转,我方交叉着双臂等着老翁的到来。阿谁黑东谈主和另外两个家伙——一个个子极高,满脸麻子,另一个是个胖子,身上刺着纹身——跟在后头。
"晚上好,"老翁说谈,"你们拿了我的东西,我想要追溯!"
小个子面向他的同伴们说谈:
"他还没受够!"
同伴们大笑。老翁摇了摇头,掏出了枪。
"皆给我趴下!"他冷飕飕地说。
黑东谈主有些慷慨,小个子却一脸若无其事的形势,朝地下啐了一口。
"没错,当今让咱们好好作念个游戏!你想用这破玩意儿吓唬谁呀!"
老翁瞩目着这只22毫米口径的半自动小手枪,脸上一副忏悔的神采,这是他用劳力士和一个吉普赛东谈主换来的。
"这果然是个小玩意儿,但却能用……"
他开枪了,根蒂莫得对准,眼神也莫得从小个子身上移开。黑东谈主惨叫一声,倒在地上,用手抱着一个膝盖。霎技术四周一派颓丧。
"皆给我离开这儿!"他号令谈,"统共东谈主,除了他们四个!"
小个子摆入部下手,好像是想让他安心下来。
"好,好,我一切照办,然则你得厚重点行吗?"
"我说了,皆给我趴下。"他慢慢悠悠地重迭谈。
小个子和另外两个皆跪在了地上,黑东谈主一边打滚,一边赓续地呻吟。
"钱皆给我女一又友了,"小个子哭嚎谈,"我当今打手机把她叫来,让你把钱拿走,行了吧?"
"别吵,我在想事……"
离登机技术还差多久?一个小时?不祥更久?几分钟内阿谁女孩就会来找他们,他就能拿回他的钱。委内瑞拉在恭候着他。融入那里的活命可能要花些力气,但是……在那儿不会像当今这样沉重……没错。到其时,他将过一种智者隐居的活命。 但是他又何尝当过智者呢?统共他们这些东谈主又何尝当过智者呢?接着,他感到了阿谁小个子的懦弱……闻到了街谈的气息……他们这些东谈主过去的统共经验有那一刻会像当今这样呢?
他俯下身,在小个子的耳边柔声说出了我方的名字,阿谁听了让东谈主碎心裂胆的名字。
"你外传过我吗?"他口气柔和地问小个子。
小个子点点头。他笑了。他柔软地把枪管抵在小个子的前额上,在他的眉心扣动了扳机。他疏庞杂地对着哭喊声、嘈杂的脚步声以及由远及近的警笛声,他转过身,用枪指着情势歪邪的月亮,竭尽全身力气仰天长啸:
"我也曾是和'利巴诺'一伙的!"
……
1978年2月
公约
一,
萨塔纳莫得错。如果你想成为毒品来往中的主角,就要得到那些那不勒斯东谈主的容许,也即是说要通过撒丁东谈主马里奥之手。两边的会面是由水牛(译者按:花名)有关的,他去找马里奥联络时,可谓是铁树开花。两边的担保东谈主是犹大(译者按:花名),他是罗马隔邻的弗尔切拉镇东谈主,原先侍从朱里亚诺一伙。自后,朱里亚诺一伙和我方的盟友理查尔迭罗一伙反目,两位老无数珠沉玉碎,于是犹大就去投靠库托洛,库托洛组建的新帮派收容了他。自后黑帮头目们在饭桌上杀青了公约,赦免了他的叛变。如今,犹大在两伙东谈主眼里皆是个可靠的纠合东谈主,这样一个傍边逢源的东谈主得上一个"犹大"的外号倒是贴切得很。
犹大读过杰诺维希高中,是一个端庄东谈主家的孩子,他频频自大我方的学问和斯文的行动。他又高又壮,身高一米九,身上刺着阿拉伯立场的纹身,据他讲,唯有这样的纹身能力配得上那些惹眼的马里内拉领带,就连在家里他也要系着这些领带显摆。他用贩卖可卡因赚的钱为我方在欧尔区(译者按:罗马的生意中心,富东谈主区)置办了一套葡萄牙立场的居室,就在某些显赫宅邸的隔邻。
"这位公主才是名副其实的贵夫东谈主,"他一面说着,一面向宾客们展示着他的大阳台,阳台朝向院子,院子里种着广泛的玉兰树和"意大利花坛式"的绿篱。"可惜她是共产党。这些倾向赤色的有钱东谈主,我真搞不懂他们!"
利巴诺趁波逐浪着,暗意容许。他是一贯的法西斯目标者:关于他而言,右翼的特征即是治服号令与组织安排。他正蓄意带着我方的东谈主马大干一场,他要把号令和组织不雅念强加在这群脑袋发烧的乌合之众的身上。职权应当赋予头脑最清亮况兼有智商将我方的看法付诸膨大的东谈主。
当水牛和犹大相互拥抱,并开着打趣相互曲直时,弗莱德和利巴诺则环视着四周的一切。四周一派颓丧。但丁为犹大虚耗的家所信服。用心瞎想的居品、玻璃茶几、立体声息响和高保真音箱、家庭影院、开阔的客厅和硕的大沙发……这才叫立场!这才叫活命!犹大挽着但丁的胳背,一副友善的形势。
"心爱吗,啊?你可不知谈那竖立师有多烦……不外能看出是出自专科东谈主士之手吧?我放点儿音乐听……"
巨大的音箱里传出忧郁的意大利教堂音乐,水牛迅速用双手捂住耳朵。利巴诺嘲讽地问是不是这些光盘亦然竖立师帮他选的。犹大笑着讲明说,这仅仅"布景音乐",是用来蛊惑那些女心计学家、女记者和女讼师的。
"还有女讼师?"
"她们然则最狠恶的!"
撒丁东谈主马里奥一直很专注,直到薄暮时候,这时候其他东谈主如故对这音乐和犹大的扬扬甘心颇为不悦了。这时,瑞克塔被带了进来。再一次见到这个老翁让利巴诺感到很骇怪,他以为这家伙要在监狱里呆上许多年。
"讼师表现得很出色。他们为我成列了许多罪名,然则当今我又追溯了!"
两个月前,撒丁东谈主马里奥运用假释的契机逃离了阿维尔萨阿谁犯科疯东谈主院。他被指控企图谋杀、敲诈和篡夺,多亏那份神经病学武断叙述,他才顺利地患上了精神疾病。他得到这种疾病是理所固然的:第一次就诊的时候,他把尿撒在了大夫的会诊书上;第二次他是被四个督察押去的,当着大夫他顽固双唇,一声不吭;第三次见大夫,他像个孩子那样号咷大哭,还吵着要奶嘴和奶瓶。侦查责任在一派芜杂中拖了一年的技术。自后,马里奥得到了监狱神父的信任,为了得到神经病之战的最终顺利,他导演了一齐假自尽事件——要用献祭的圣体饼噎死我方。最终的后果是:临床会诊为疯子,还具有少许社会危害性,但仅仅少许点辛劳!按理说,此时逃狱是一个失实,因为再过三个月,狱方就会对他的危害性进行二次评估,但是库托洛却下了明确的号令。马里奥和教育即是在阿维尔萨清楚的,其时候教育苦苦纠缠这个撒丁东谈主,临了库托洛决定让他入伙,并任命他为罗马辖区的头头。在某种过程上,库托洛决定寄托这个新的场所头目到罗马,总会牵连到利巴诺和他的部下,监狱播送(译者按:花名)如故到处踱步音问说,敲诈罗塞里尼的案子是那不勒斯东谈骨干的,这要归功于库托洛的计议。
"这样说是你们干的啊!"
"即是咱们干的。"
"关于头一次干的东谈主来说,如故是可以了,"撒丁东谈主点头说。
撒丁东谈主马里奥简直莫得一根头发,是个矮胖子,前额上留有一条腐化的刀疤。他对瑞克塔老是自傲地呼来唤去,致使于犹大对他有些骚然起敬。利巴诺就近坐在了音箱上,而让东谈主捉摸不透的弗莱德此时脑子里在想些什么,是弗成能有东谈主知谈的。
"咱们有点钱可以用来投资,是以咱们很想作念成这笔生意,"但丁讲明谈。
"有若干钱?"撒丁东谈主问。
"一个,一个半……"
"那可以作念。犹大和那些南好意思东谈主一齐趟出了一条新谈。我厚爱给你们弄可卡因,允许你们在市集上销售,固然'恐怖者'的地皮之外。我拿利润的百分之七十五和投资老本的百分之十。"
这可比放印子钱的东谈主还黑呀,但丁下清楚地想。利巴诺在一旁捋着下巴,弗莱德则微合着双眼。水牛似乎在全神灌输地听着他们的谈话,惟恐错过任何细节。犹大装出一副木然的形势,用手卷着一根芦苇。瑞克塔摆弄着一条印有黄太阳和黑月亮图案的花里胡梢的领带,系上又解开。
sss视频资源华人在线"也许但丁讲明得还不够明晰,"利巴诺安心性说,"咱们不需要你们的什么允许,咱们也不论什么'恐怖者'。咱们把生意给你奉上门来了,从始至终五五分红。你按咱们谈好的价钱把货卖给咱们,利润咱们瓜分。统共这个词罗马皆是咱们的……"
撒丁东谈主火了,嚷谈:
"利巴诺,你知谈你是在和谁言语吗?"
"瘦子,如果咱们不知谈的话,也不会上这来的"弗莱德说谈。
撒丁东谈主用一种惊异的眼神瞩目着弗莱德。弗莱德在为利巴诺筹商,是以有些话时不得不说的。
"咱们算算这笔生意能赚若干。要想掩盖全罗马,就需要一批下线,你们有若干东谈主能用?"
"五十来个,"但丁擢升嗓门说。
"还不啻,其他东谈主很容易找到,"但丁痴呆地说。
"我知谈东谈主未几。"
"你最佳也一齐去,"弗莱德疏远说,"和你那些东谈主一齐,我是说……"
"那就一言为定。"
"我是说我以为应该是那样。"
撒丁东谈主对利巴诺说:
"你想何如干?"
"在各个区域皆组织网罗。每个区域包括两到三个社区,每个社区派六、七个小喽啰和一个小头目。小喽啰冤家目厚爱,头目对咱们厚爱。我筹商要设八个区……"
"出现竞争何如办?"
"咱们和狮子能杀青一个公约。咱们是老交情了……其他的东谈主皆是小菜……"
"那'恐怖者'呢?"
"他烦扰的话,固然好,不然……"
利巴诺并莫得把话说完,但他的意旨道理却是不言而谕的。撒丁东谈主用手指搔着他的伤痕。
"你们问了个辣手的问题。在罗马还没遇见过什么事像这个问题这样……"
"那更好,这即是说咱们要开这个先河。你们和咱们,一齐干。"
如故弗莱德,他说得斩钉截铁,俨然一副老迈的样式。
"一齐干?也许吧。但只可有一个老迈,那即是我。"撒丁东谈主说。
"我饿了。"但丁唐突地说。
接着是片晌的千里寂。水牛和犹大交换了一下眼神,然后向大门走去,瑞克塔紧随其后。
路上,一派冬天的风物:小姐们长裙曳地,太空阴千里似水,还伴着隆隆的雷鸣。水牛和犹大拉着瑞克塔进了一家烤肉店,他们要了够三个东谈主吃的烤鸡、薯条和匹萨。
"你们看会解决吗?" 犹大问谈。
水牛摊开双臂,暗意难以预感。他说阿谁撒丁东谈主简直即是狗屎。
"不,我看这个马里奥还挺……你等着瞧,最终会解决的……"
"他即是狗屎和脓包。"水牛重申谈。
在回家的路上,瑞克塔告诉他们,最高法院已决定焚毁帕索里尼的新书。其实他们才不存眷什么帕索里尼的新书,但是出于一又友之间的好意思瞻念,他们如故让他说了下去。瑞克塔小时候在罗马郊区的菲诺基奥镇曾当过世界演员,据说帕索里尼也曾躬行教过他们念书写字。仅仅他并莫得成为又名学问分子。当初他刚一从监狱出来,就跑到水上机场去凭吊那位同道诗东谈主(译者按:指帕索里尼),诗东谈主恰是在那里被一个叫皮诺·拉拉纳的疯子杀害了。
他们三东谈主一趟来,正赶上庆祝顺利的时候。但丁把一些公约的要求告诉了他们:大师各拿百分之五十,给撒丁东谈主百分之五,手脚"口头担保费和确保公约顺利的保证金"。收入是五五分红。但丁和犹大的谈话就像是说给大师听的。至于谁当老迈的问题,也杀青了融合:他们寄托狮子充任均衡两边利益的中间东谈主扮装。撒丁东谈主马里奥当仁不让地成为头号东谈主物。第一批可卡因将通过布宜诺斯艾利斯在十五日内到达。总之,事情谈成了。利巴诺、弗莱德和但丁在撒丁东谈主背后相互交换着眼神,看到这一幕,水牛随即显着,这个公约看管不了多久。
"听我的话,"瑞克塔小声嘟哝着,"如故算了吧。"你是咱们的东谈主。